Una nuova mostra

Cominciai per gioco ormai sette anni fa a gironzolare per posti abbandonati. Iniziai a riempire l’archivio di immagini che non hanno fra se un filo logico, un legame a parte quello di essere tutte appartenenti ad una stessa origine. Quello che mi ha sempre affascinato è la storia che si nasconde dietro a quei mattoni […]

Cominciai per gioco ormai sette anni fa a gironzolare per posti abbandonati. Iniziai a riempire l’archivio di immagini che non hanno fra se un filo logico, un legame a parte quello di essere tutte appartenenti ad una stessa origine.

Quello che mi ha sempre affascinato è la storia che si nasconde dietro a quei mattoni scalcinati, la storia vissuta dai luoghi che visitavo. Volevo che le le mie foto fossero intrise di quelle storie, che dessero cenni della vita che aleggiava lì dentro. Perchè questo accadesse decisi di raccontare a colori le mie esplorazioni e non semplici colori ma quelli che ti svelano il tutto, che ti fanno leggere ogni dettaglio, ogni sfumatura.

Unendo alla fotografia lo studio delle storie che quei posti raccontavano e chiedendomi come riscattarli dall’oblio sono arrivato alla conclusione che il mezzo più rapido per farlo fosse il suono.

Così è nata la mia mostra, per ridare vita a luoghi che vita non avevano più, a posti che avevano perduto la loro identità.

Ho voluto intitolarla “The sound of Oblivion” in ricordo dei suoni che animavano quelle realtà che oggi sono mute. Far rieccheggiare ancora una volta le voci che rendevano vive le strutture vissute da generazioni di nostri simili. Che si tratti di luoghi di dolore o di svago ognuno ha la la sua colonna sonora.

Un grazie particolare va alla galleria d’arte Beaux Arts di Siena che mi ha donato il suo spazio espositivo.